FABRIZIO GARGHETTI
A cura di Francesca Consonni
L’Archivio Fotografico Garghetti di Milano è senza dubbio il rifugio ideale per colui che, attraversato da una impervia volontà, si proponga di ricostruire, analizzare, visualizzare gli eventi artistici, i movimenti di ricerca e sperimentazione, le personalità più interessanti e controverse tra danza, musica, arti figurative e performance dagli anni Settanta ad oggi. In esso si incrociano percorsi di ricerca differenti, tragitti che attraversano le arti e le collegano per eventi, amicizie, vicinanza di intenti, ambiti di indagine condivisi.
Passa da Fabrizio Garghetti lo storico dell’arte interessato alla ricerca attorno all’oggetto, incontrando le ricerche storiche del Nouveau Realisme e gli infiniti scatti dedicati agli amici Pierre Restany, Cesar e Daniel Spoerri, Raymond Heins, Arman, Mimmo Rotella e alle opere di Jean Tinguely a Venezia. Parallelamente troverà materiale ben dettagliato delle sperimentazioni di Fluxus e i memorabili ritratti dedicati a John Cage, Ben Vautier, La Monte Young, Wolf Vostell, Ben Patterson, Yoko Ono, Nam June Paike, Dick Higgins, e per il jazz Mailes Davis, Charlie Mingus, John Coltraine, Dizzie Gillespie, Ella Fitzgerald, Max Roach, Herold Gardner, Duke Ellington, Jerry Mulligan, Lenny Tristano…, e gli ultimi scatti per Enrico Rava del suo concerto per il suo 70° compleanno. Da non dimenticare gli scatti a colori durante l’ultima cena alle Stelline di Milano nel 1987 di Andy Warhol.
E’ obbligato a lambire l’Archivio Garghetti anche lo studioso di azioni, interventi ed happening, incrociando la ricerca appena menzionata con la documentazione dell’Orgien Mysterien Theater di Hermann Nitsch e con le azioni di Allan Kaprow, Robert Filliou, Milan Knizack, Otto Mhull.
E transita dallo stesso archivio l’appassionato di poesia visiva, sonora e del lettrismo che, infilando la via del segno e della parola, incapperà certamente nelle molte foto che registrano le performance di Isidor Isou, Raymond Hains, Julien Blaine, Alain Arias-Misson e in una documentatissima rassegna di esperienze, cerimoniali, eventi e mostre della scena italiana degli anni ottanta, popolata di personaggi quali Sarenco, Emilio Isgrò, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Ugo Carrega, Arrigo Lora Totino.
Di molti degli artisti che egli bonariamente maltratta è amico intimo, ospite, confidente, promotore: i ritratti di Pierre Restany, Gianni Bertini, Aldo Mondino, Scannavino, Bay, Alik Cavaliere, Gruppo ZAI, Valter Marchetti, Ester Ferrer, Juan Hidalgo… non sono solo icone bellissime di personaggi vivaci ma anche le testimonianze di confidenza, scambio e legame, comunanza di spirito.
Molti dei lavori di Garghetti hanno la particolare vibrazione del dialogo e del rapporto diretto.
Questo è un Archivio che sarebbe piaciuto a Duchamp e ai Dadaisti, poichè è pieno di fattualità e di rumori, di accadimenti, di documenti vivi, di oggetti e saperi, di dichiarazioni forti e di personalità vivide.
Nonostante i molteplici indirizzi vi è un’unica direzione forte che accomuna tutte le ricerche d’interesse del fotografo e che ci permette di rileggere l’archivio in termini unitari: è l’idea del movimento, la ricerca di realtà artistiche dinamiche, in bilico tra discipline, in tensione, in esibizione, in palco, in piazza, tra la gente, tra le cose: è l’estetica dell’agire, il mettersi in gioco sconfinando tra ambiti, culture, identità.
Per Garghetti la ricerca del bello va condotta laddove sussiste un’ energia vitale sufficiente per produrre conoscenza, rapporto, emozione, relazioni; ci racconta in una intervista: “per me la bellezza non è mai statica, è invece una vibrazione continua, è tensione, cambiamento, movimento. Ognuno sceglie ciò che per sè corrisponde al bello: la bellezza è in questa scelta e nella volontà di mantenerla. La volontà non si fissa ma va portata avanti, perpetrata, fatta evolvere. La bellezza è nel mutamento e nel dialogo“.
Scrive con affetto di lui Julien Blaine:”C’est comme s’il avait toujours était là (…) insupportable, omnipresent, bousculant tout le monde (…) Il nous rende la vie impossible, il est impossible, exténuant, invulnerable……”
Ancora oggi Garghetti è sempre in moto, tre o sei mostre a settimana, Milano, Biella, Verona, Venezia, Brescia, Torino, Kassel, Parigi, Berlino, Albissola, teatri, gallerie, musei, jam session, serate di poesia, incursioni politiche, una dedizione particolare per la valorizzazione e lo studio del territorio lombardo paesaggio di Leonardo Da Vinci dalla pianura alla montagna, una smodata voglia d’Africa che lo ha portato ancora una volta lo scorso dicembre per la Terza Biennale Africana di Malindi.
Conoscere, dialogare, afferrare esperienze artistiche anomale e frammenti di quella bellezza vibrata che da sempre Garghetti ricerca per una nuova “L’Età dell’oro”.